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Il richiamo della montagna: la nostra review

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Il richiamo della montagna di Matteo Righetto è un romanzo intenso e profondo, capace di unire racconto intimo e riflessione universale, nella migliore tradizione della letteratura contemporanea italiana. Un libro che, come pochi, riesce a trasmettere la forza del legame tra l’uomo e la natura, tra la solitudine individuale e la ricerca di appartenenza.

La montagna come personaggio

Matteo Righetto, scrittore veneto conosciuto per romanzi come La pelle dell’orso e L’anima della frontiera, torna ai temi a lui più cari: la montagna, la natura e le genti che la abitano. Nei suoi libri, la montagna non è mai un semplice scenario, ma una vera protagonista, viva, potente, madre e matrigna insieme.  Ne Il richiamo della montagna, questa presenza si fa ancora più forte, quasi assoluta, permeando ogni pagina, ogni pensiero del protagonista.

Il romanzo racconta la storia di Lorenzo, un anziano pastore e guida alpina che, giunto alla fine della propria vita, si confronta con la perdita della moglie, la lontananza del figlio Giulio e il venir meno delle forze fisiche. La montagna è lo spazio in cui Lorenzo è nato, vissuto e ora si ritira, e rappresenta non solo il luogo concreto della sua esistenza, ma anche il simbolo della sua identità più profonda.

Un viaggio interiore

Fin dall’inizio, il lettore viene immerso in una narrazione che alterna descrizioni minuziose del paesaggio alpino e riflessioni interiori. La camminata di Lorenzo tra boschi, sentieri e vette diventa un viaggio nell’anima, una sorta di bilancio della propria vita. Il “richiamo” del titolo è duplice: da un lato, è il richiamo irresistibile della montagna, che non può essere ignorato da chi ha imparato a viverla come parte di sé; dall’altro, è il richiamo della coscienza, delle domande ultime sulla vita, sulla morte e sul senso del proprio percorso.

Righetto, con una prosa scarna e lirica, fa emergere la voce silenziosa della montagna e quella più inquieta del protagonista, in un dialogo costante tra uomo e natura.

Il conflitto tra generazioni

Uno dei temi centrali del romanzo è il difficile rapporto tra Lorenzo e il figlio Giulio. Un conflitto generazionale che va oltre il semplice scontro padre-figlio, e che diventa metafora di una frattura più ampia tra il mondo antico, legato alla terra e alle sue leggi, e la modernità, che sembra voler dimenticare questi legami per inseguire altri sogni, forse più facili, forse più illusori.

Lorenzo è un uomo di valori semplici e profondi: la fatica quotidiana, il rispetto della natura, la sobrietà, la solidarietà della comunità di montagna. Giulio, invece, è fuggito dalla durezza della vita alpina per cercare fortuna in città, abbandonando un mondo che percepisce come troppo chiuso e duro.

Righetto tratteggia questo rapporto con delicatezza, senza giudizi netti. Non c’è condanna verso Giulio, né un’esaltazione romantica della scelta di Lorenzo. Piuttosto, emerge la dolorosa consapevolezza di un padre che non è riuscito a trasmettere al figlio ciò che per lui è essenziale. Il silenzio del figlio, che non risponde alle lettere e sembra voler dimenticare le proprie origini, si contrappone ai ricordi vivi di Lorenzo, che rivede Giulio bambino, mentre lo seguiva sui sentieri e imparava a conoscere il bosco, le piante, gli animali.

Questa distanza generazionale è raccontata con autenticità, senza forzature, e rispecchia una realtà comune a molte famiglie, specie nelle aree rurali e montane, dove il richiamo della città ha spesso portato via i giovani.

Natura e spiritualità

Altro tema fondante del romanzo è il rapporto profondo, quasi mistico, con la natura. La montagna non è solo un ambiente, ma una vera interlocutrice per Lorenzo. Attraverso il contatto con gli alberi, gli animali, le rocce, egli trova un modo per riflettere sulla propria esistenza e per accettare la fine che sente avvicinarsi.

Righetto riesce a rendere questa relazione senza scivolare mai nel fantastico: Lorenzo non “parla” letteralmente con la natura, ma sviluppa con essa un dialogo interiore che nasce dalla vita trascorsa a contatto con il paesaggio alpino. Il suono del vento tra gli alberi, il rumore della neve calpestata, il silenzio ovattato dei boschi innevati sono parte della sua quotidianità, ma diventano anche metafora della sua solitudine e del suo interrogarsi.

In alcuni passaggi, il romanzo sfiora il misticismo, soprattutto quando Lorenzo osserva l’alba o il tramonto dalle vette, trovando in quel panorama immenso un riflesso della propria anima, e forse una risposta alla paura della morte. La natura, eterna nei suoi cicli, sembra offrire un conforto, una visione della vita e della morte come parte di un unico grande respiro.

Una scrittura essenziale e poetica

Lo stile di Righetto è asciutto, essenziale, eppure capace di grande lirismo. La sua prosa riflette il ritmo della montagna: lenta, paziente, autentica. Le frasi sono brevi, talvolta spezzate, quasi a voler seguire il respiro affannoso di Lorenzo durante le sue camminate, o a imitare il ritmo dei passi sui sentieri.

Le descrizioni della montagna sono potenti, ma mai eccessive. Non c’è compiacimento estetico, bensì un profondo rispetto per la verità della natura. I paesaggi emergono in tutta la loro bellezza e durezza: le vette innevate, i boschi ombrosi, i ruscelli gelati, le rocce scoscese. Ogni elemento naturale è carico di significato, partecipe della storia di Lorenzo.

Questa scrittura sobria e poetica rende il romanzo capace di toccare corde profonde, evitando qualsiasi retorica.

Solitudine e appartenenza

In definitiva, Il richiamo della montagna è un romanzo che parla di solitudine, ma anche di appartenenza. Lorenzo è solo: ha perso la moglie, ha visto il figlio allontanarsi, ha assistito allo spopolamento del suo paese, dove le vecchie case restano vuote. Ma al tempo stesso sente di appartenere a quella montagna che gli ha dato tutto e che forse gli chiederà tutto, anche la vita.

Il tema della solitudine è affrontato con grande realismo: non è una solitudine ricercata o idealizzata, ma quella di chi si trova a fare i conti con il tempo che passa, con le perdite, con l’inevitabile distacco dai propri cari. Tuttavia, dalla relazione profonda con la natura nasce anche un senso di pace, di riconciliazione con il proprio destino.

Conclusioni

Il richiamo della montagna è un romanzo autentico, che colpisce per la sua capacità di raccontare l’animo umano attraverso la forza e il silenzio della montagna. Non è un libro “facile”, non strizza l’occhio al lettore in cerca di colpi di scena o di intrattenimento leggero. È un romanzo che richiede attenzione, che invita a fermarsi, a osservare, a riflettere.

Matteo Righetto ci consegna una storia universale, pur profondamente radicata nella realtà delle Dolomiti: il rapporto tra uomo e natura, tra padre e figlio, tra vita e morte. Una lettura consigliata a chi ama la montagna, ma anche a chi cerca nella letteratura una risposta alle grandi domande dell’esistenza.